venerdì 21 dicembre 2007


Vi auguro Buon Natale lasciandovi con questa bella notizia tratta dalla Oipa Newsletter

PREMIATO IL CAPOTRENO CHE HA SALVATO IL CANE FERITO SUI BINARI

L’OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali - ha deciso di conferire un riconoscimento a Cesare Monti, il generoso capotreno che ha fermato il convoglio per soccorrere un cane che giaceva ferito sulla massicciata a soli cinquanta centimetri dalle rotaie. Cesare Monti aveva sentito di una segnalazione fatta alla polizia ferroviaria: un cane ferito in posizione difficilmente raggiungibile dalla strada, all’altezza di Acquasanta, proprio sulla tratta ferroviaria Ovada-Genova sulla quale lavora.

Durante il suo turno, trascorse trentasei ore dalla segnalazione, ha controllato la tratta in questione ed è rimasto incredulo nel trovare il cane incidentato, sofferente e completamente inzuppato dalla pioggia caduta in quei giorni. Non ha esitato ha bloccare il treno, raccogliere il cane e trasportarlo fino alla stazione Genova Sampierdarena, dove i volontari della Croce Bianca, allertati in precedenza, erano pronti a trasportarlo in clinica veterinaria con una ambulanza. Il cane ora è salvo e, grazie al microchip di riconoscimento, ricongiunto alla sua famiglia umana che lo stava cercando da giorni.

Massimo Comparotto, presidente dell’OIPA Italia ha commentato “Non potevamo e non volevamo ignorare l’atto di grande umanità e senso civico di Cesare Monti e abbiamo deciso di consegnargli il riconoscimento a ricordo di questo suo gesto, con la speranza che sempre più persone si comportino come lui”.

martedì 11 dicembre 2007

Albero Ecologico


L'articolo del Tireno di ieri mattina ha dell'incredibile!
Gli abeti veri sarebbero più ecologici di quelli finti...

"Sballare il vecchio alberino di plastica, aprire uno ad uno i rami chiusi ad ombrello tentando di ridargli forma e imbalsarmarli in fili dorati e cotone. Bruttino forse, però ci metteva in pace con la coscienza ecologica: la Terra era salva. Tutto da rifare. Ignorantemente non sapevamo che per produrre un albero di plastica si emettono in atmosfera 23 chili di anidride carbonica (Co2) e si consumano circa 20 chili di petrolio. Al contrario un albero di Natale vero toglie dall’atmosfera 47 grammi di Co2, e con il petrolio non c’entra nulla. Meno male che ce lo ha spiegato l’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione del settore agricolo e forestale. Dopo due anni di studi nell’ambito del progetto ricerca Pro.bi.orn, l’Arsia ha lanciato un appello: «Se avete un animo ecologico non comprate alberi di plastica, ma abeti veri», coltivati apposta si intende. Gli alberi coltivati poi hanno un altro indubbio vantaggio: contribuiscono all’economia di tante piccole imprese, molte a conduzione familiare. Sulle pendici della Montagna pistoiese l’appello dell’Arsia è stato accolto meglio di Babbo Natale in persona. Questa zona infatti è la seconda in Toscana, dopo il Casentino, a produrre abeti. Roberto Fedeli, dirigente della Comunità montana dell’Appennino pistoiese è un esperto: «Fino a qualche anno fa si usavano soprattutto i cimali degli abeti del bosco, cioè la porzione di piante più alta. Erano abeti bianchi, non rossi come quelli che si coltivano. Adesso non si usano quasi più, anche perché non ci sono stati nuovi rimboschimenti e la foresta è adulta». Ecco dunque le coltivazioni di abeti proprio per Natale: «Nella Montagna pistoiese - dice Fedeli - ci sono almeno 300 imprese autorizzate per questa attività, e producono 5-6mila alberi ogni anno. Un reddito per tanti terreni fra i 500 e 1200 metri di altezza, che altrimenti non produrrebbero nient’altro». Fa quindi notare che, proprio come dice l’Arsia, «non c’è alcuni impatto ambientale nel produrre alberi di Natale veri». Cosa che spiega bene anche Michele Bellandi della Coldiretti: «Non si usano nemmeno diserbanti perché c’è una speciale tecnica, si stende un telo a base di amido sul terreno fra le piante, così non crescono le erbacce e il telo dopo un po’ si scioglie da sé nel suolo». Qualche perplessità però resta tra i Verdi sostenitori dell’albero finto. «Il ragionamento del petrolio è giusto, però in fondo quello di plastica dura per anni, mentre l’altro si usa e getta - riflette Giovanni Capecchi dei Verdi-Arcobaleno di Pistoia - io anche quest’anno userò il solito alberino di plastica, da cinque anni sempre lo stesso. E poi mi fanno così tristezza dopo le feste tutti quegli abeti secchi buttati nei cassonetti». Secondo la Comunità montana e Coldiretti è la giusta fine che tocca a ogni pianta coltivata. «Ma non sono un mazzo di fiori, sono una pianta viva» si ostina Capecchi. E’ vero, il problema di che fare dopo Befana dell’abete rinsecchito ci riguarda. Ci sono almeno due scuole di pensiero: chi dice sia meglio tentare di reimpiantarli e chi lo sconsiglia. I primi se ne inventano di ogni sorta per tentare di tenere vivo l’abete anche sotto il termosifone, le luci e i vapori del cotechino. Consigliano di nebulizzarlo con acqua (arduo se si vogliono evitare le palline, vietato se ci sono fili elettrici). Tra i secondi c’è anche l’Arsia: «Reimpiantarli non è semplice, anche perché spesso non vengono rimessi nel loro ambiente naturale, e questo non è compatibile né con l’equilibrio ambientale né con il paesaggio». Il dirigente della Comunità montana pistoiese è anche più deciso: «Meglio di no. Quando l’abete viene tolto dal terreno si lesiona un po’ l’apparato radicale e la pianta è più debole. Restare in appartmento poi la indebolisce ancora di più. Diventa quindi più sottoposta a malattie che, se reimpiantata, potrenbbe trasmettere alle altre piante». Non resta che il cassonetto. Ma almeno, come ricorda il servizio di raccolta di Publiambiente, «usate i cassonetti per i rifiuti organici, così gli alberi secchi saranno riutilizzati per fare il compost». Più ecologici di così..."